Sempre insieme
Oggi è un giorno speciale. Perché ventotto anni fa, in una giornata caldissima, a detta della mamma, sei nata tu. E dire che hai fatto anche la capricciosa, ché non volevi proprio venir fuori dal pancione. Che travaglio! Del resto, inconsciamente, avrai pensato che "l'attesa del piacere è essa stessa piacere", certo, forse la mamma non è stata dello stesso avviso lì per lì, ma alla fine ne è valsa la pena.
Quando penso a te penso a due persone sdoppiate e molto differenti tra di loro. Una è disgraziatamente molesta, antipatica, peraltro anche bruttina. Con quegli occhialoni e l'apparecchio e il fiore in testa che sembrava progettato solo per attirare api, quando eri fuori di casa. Questa è la bambina della mia infanzia. Ti ricordi di quando ti divertivi a spaventarmi mettendoti la maschera e quella fottuta vestaglia rosa? Avevo tre anni ed eri la Signora Coniglio, personaggio macabro e tremendo col quale ti divertivi a spaventarmi. Hai voglia a gridare aiuto! e allora mi saltavi addosso e mi facevi i dispetti, mentre io piagnucolavo disperatamente. E quella volta in cui ci siamo tirati le mele nella cucina della casa vecchia? Mi hai rincorso a perdifiato. Oppure di quando hai rotto il vetro del salone mentre giocavi con il nastro blu e hai addossato tutta la colpa a me. E mamma mi rimproverava... quante me ne hai fatte passare! Giuravo a me stesso che prima o poi te l'avrei fatta pagare cara. Una volta cresciuto, ti avrei rifilato un conto salatissimo... piano piano ti ho superata in altezza(bisogna ammettere che non sei proprio una stangona teutonica...). Anche in girovita, ma questa è un'altra storia. E così, tra un capriccio e un'unghiata sferrata di soppiatto siamo cresciuti, piano piano, col tempo che serviva. Sette anni di distanza tra di noi che sembravano un'infinità, e che col trascorrere della vita si sono ridotti. Forse sono cresciuto io troppo in fretta per alcune cose, ma non è questa la sede per i rimpianti ed i rimorsi. Ed oggi è il tuo compleanno.
Quella bambina è cresciuta insieme a me, prima di me. Cominciava ad apparire la "seconda I.". Non riuscivo a capire certe cose perché ancora non riuscivo a capire me stesso. Poi le prime avvisaglie, infine le consapevolezze. Il mio primo ragazzo. E quei succhiotti immensi che avevo stampato sul collo. Una sera mi chiedesti se ero gay. Mi sentivo tremare tutto, avevo una paura incredibile di confessarlo. Mentre scoppiavo a piangere, mi stupii di sentirti dire che ero un cretino e che avrei dovuto confidartelo prima, che non avrei dovuto tenermi tutto dentro. Ché la vita è difficile e fa male al cuore; e dicesti che l'affetto tra un fratello e una sorella prescinde da chiunque io volessi amare. Quelle parole sono state una chiave. Hanno aperto una porta che credevo di dover tenere serrata a vita. Da quel giorno niente è stato più lo stesso tra di noi. Siamo diventati due libri aperti l'uno per l'altra. Le confessioni dilagavano a fiumi, cominciavamo a raccontarci le nostre storie, i nostri timori, i presagi, le sensazioni positive e negative, i nostri malesseri.
Quando sei stata male sono stato male con te. Ma da un lato ero felice che tu avessi me al tuo fianco. Perché io non ti avrei mai abbandonata, sarei stato il tuo supporto. Ti portai al parco, un giorno che non volevi mangiare, e avevo con me due merendine nella borsa. Per riscoprire insieme il gusto del dolce, noi due soli, con i cigni nel laghetto e i pini a farci ombra. Eri stata così grande con me. Una vera sorella maggiore. Ed era venuto il momento di saldare il mio debito: vederti mordere timidamente quella Nastrina mi fece illuminare gli occhi di gioia, perché sentivo che qualcosa si stava finalmente muovendo in te e cominciavi a risalire dall'abisso.
Come sono lontani quei giorni. Intanto sei diventata un fiore meraviglioso. Non posso spendere parole per descrivere la tua eccezionale metamorfosi. Sbocciata, sempre più donna. Sempre più bella, e quegli occhi azzurro mare, così algidi e caldi al tempo stesso, che affrontavano il mondo con uno spirito nuovo. Ed io orgoglioso di essere tuo fratello. Anno dopo anno, esperienze una dopo l'altra, le tue nuove amiche, la tua laurea tanto agognata di cui devi andare fiera, e se non lo farai te lo ricorderò io, in nome di tutto l'impegno e della caparbietà che vi hai profuso. Il tirocinio in farmacia, la decisione e le titubanze su una partenza a cui non mi stancherò mai di incitarti, perché voglio che tu morda il mondo, voglio che tu lo afferri e ne prenda il meglio, perché la vita è una sola e va vissuta appieno. Ora e soprattutto ora, che stiamo per partire insieme. Parigi ci aspetta, desidero fartene innamorare come io ne sono rimasto rapito. Sei pronta a preparare la valigia?
E' il tuo compleanno. Ed io non mi contento più di dirti che ti voglio bene.
Per questo non mi vergogno di dirti che ti amo.
Tanti auguri gallinella, con tutto l'affetto che posso portarti.