martedì 16 novembre 2010

Questioni d'una notte di mezzo autunno

Mentre trascorrono i giorni, in un bizzarro barcamenarsi tra le lotte quotidiane della vita e una pioggia che invita alla resa, mentre il destino si diverte prendendosi gioco di me da qualche mese a questa parte, e mentre il Presidente del Consiglio si diverte prendendosi gioco di tutti gli Italiani che non l'hanno mai votato, mi sembra di fissare un quadro confuso, contemporaneo, di cui non capisco nulla. La verità, però, è che l'apparenza della visione d'insieme non rende giustizia a quel quadro. I suoi tratti, netti, precisi, delimitano immagini in realtà molto più chiare di quanto non crediate. Anch'io ho fatto fatica, per un po'.
Il quadro, dicevo, parla invece chiaramente. Ci credereste, se vi dicessi che era uno specchio? Proprio quando fare spallucce sembrava l'ultimo atto di una tragicommedia delle iconografie, ho riconosciuto nell'immagine riflessa il mio io vagamente sgangherato, accavallato: quasi distorto! Ma non c'è di che stupirsi se, a volte, ci capita di non riconoscerci in noi stessi. La figura restituita davanti a uno sguardo che si spinge verso l'oggettività è la cura migliore per le malattie dell'anima. Perché ci fa vedere come siamo, fino ai minimi dettagli, senza menzogne a fin di bene o complimenti d'occasione. La verità, nuda e cruda, parcellizzata in miriadi di frammenti che fanno di noi ciò che siamo, appare distesa davanti a noi come un orizzonte a cielo terso.
Così, come dinanzi ad un enigmatico indovinello, ho iniziato a fare ordine nelle mie stanze. A cominciare dal cuore, un baule di segreti, sensazioni mai veramente dimenticate, piccoli rimpianti e indigeribili rimorsi; alla fiera del passato ho ritrovato pagine scritte, parole corsive su inchiostro mezzo sbiadito. Inattuali. Buttare. Bisognava fare posto per il presente, come quando al cambio di stagione sembra così ingiusto e inaccettabile gettar via il maglione preferito, vecchia gloria del passato, protagonista pluripremiato, ma ormai logoro, star che s'avvia su un malinconico Sunset Boulevard. Ho vestiti più freschi e camicie più linde, e calde e morbide stoffe con cui sabotare l'inverno: per ora mi scaldano abbastanza. Anche se, ogni tanto, ripenso al maglione. Ma poi mi dico: quel ch'è fatto è fatto. E mi provo indosso un pullover. Blu. Ah, per la cronaca: anche lui ha buttato via il maglione.
Restava ora da sistemare la parte più difficile. L'antro dei misteri. Il regno della mia personalissima entropia. La reggia delle seghe, il maniero delle mattanze esistenziali - il cervello. Il mio stramaledetto cervello. Quel disgraziato di un cervello, mi ripeto percotendomi le carni a mo' di flagellante, che pur potrebbe scegliere una meravigliosamente menefreghista aponia e limitarsi a soddisfare funzioni primarie. Se il disordine mentale fosse indice della follia, io metterei ben in dubbio anche i più ispirati sostenitori di Basaglia. Poiché il problema è radicalmente insolvibile anche per me che ne sono il diretto responsabile, con tristaniana rassegnazione accetto il voler d'Iddio, bevo il filtro, faccio un ruttino, e mi rimetto alla volontà del fato. Dall'accanimento che ho profuso nel tentativo di risolvere tutto e subito ho ricavato un sonoro buco nell'acqua, per cui, fidandomi dell'arcana forza di opposti e contrari e di tarocchi e di saggezza, ho scelto di fermarmi in un punto, e aspettare. Ogni cosa sceglierà il suo posto mentre io guarderò lo spettacolo, sdraiato sul fianco e sgranocchiando salatini. Tempo al tempo, sostiene la nonna, ed anche che "l'ultima a scortica' è la coda". Ciò che conta veramente è cogliere l'occasione, quando passa, perché passa: fidatevi di me. Ed è per questo che da qualche giorno sono alla finestra, e qualcosa sta passando proprio davanti a me. Per ora la cosa pare funzionare. Pare, dico. Però... sì, pare che vada davvero alla grande. Certo, ci vorranno fatica e pazienza, probabilmente anche pizzichi di angoscia, tormento e sconforto: ma qual è il vero prezzo per raggiungere la felicità? Nell'impossibilità di stabilirne il valore, decido di andar controcorrente, e di fare un grosso investimento a fondo perduto... in piena crisi.
Nel frattempo, sebben con qualche occhiaia di troppo, mi appunterò una camelia all'occhiello, per ricordarmi di un giorno tutto nuovo per me... e chissà che non passi una signora a farmi l'occhiolino.

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