domenica 28 giugno 2009

My Huckleberry Friend


Ci sono gesti fatti di spontanea semplicità. Ad essi ci si appresta con quella noncuranza che ne rispecchia la quotidianità. L'irrilevanza. 
Ci sono i gesti che riceviamo dagli altri. Essi sono verbali, il più delle volte: sono singoli se concentrati in una sola parola, altrimenti si chiamano chiacchierate. E poi ci sono quelli fisici, non verbali. Uno sguardo, un bacio, una carezza. Questi sono i gesti fisici che amo di più perché veicolano attenzione, amore, affetto. Delle volte mi domando se io vivo più per riceverli, o per donarli. Ma ancora non sono arrivato a una conclusione.
Tuttavia, non è questo il punto.
Il punto è che i gesti, qualsiasi essi siano, presentano un radicale difetto: e cioè, la loro interpretazione. Non c'è gesto che non tradisca un'intenzione. Poi, è chiaro: alcuni gesti si interpretano con estrema semplicità. Se io regalo una rosa a te, è perché, in un modo o nell'altro, ti amo. Di certo non lo faccio perché non ti voglio bene, tutt'altro. Altri gesti, invece, sono più complicati da capire. E' come quando, a scuola, ci insegnavano come risolvere un'espressione di algebra. Dalle più facili, si finiva con quelle piene di parentesi di ogni tipo. La soluzione, c'era sempre. In questo le espressioni di algebra si differenziano dai gesti che le persone si scambiano. Non sempre è possibile arrivare ad una soluzione univoca ed inequivocabile. Ecco perché, spesso, ci consultiamo con le persone che più ci sono vicine e che sono più sincere con noi per cercare di capire se quello che noi pensiamo di un gesto sia una possibilità accettabile o meno. Insomma, si cerca un confronto, o un riscontro, o un'affinità di vedute. 
A questo punto, viene da domandarsi perché noi cerchiamo certezze al di fuori di noi. Soprattutto, viene da domandarsi perché, tante volte, non ci sentiamo capaci di decifrare il significato di un gesto da soli. La risposta, credo, è che abbiamo paura di sbagliare ad interpretare solo col nostro intuito, perché non ci sentiamo infallibili in materia di intuizioni. Ma perché avere paura? A dire il vero non lo so con precisione. Potendo rispondere solo per me stesso, secondo la mia esperienza, direi che la paura ci viene perché abbiamo paura di perdere qualcosa, o qualcuno, o forse un desiderio, un'aspettativa, un sogno a lungo coltivato dentro di noi. E' normale, penso, che quando vedi qualcosa che piano piano sembra realizzarsi, come quando un fiore sta sbocciando, hai paura che sia solo un'illusione, e che tutto possa svanire all'improvviso. E' che non siamo capaci di fidarci del tutto degli altri, secondo me. Conosciamo noi stessi e il nostro grado di sincerità, ma non conosciamo abbastanza gli altri da poter dire con certezza di aver compreso appieno le loro intenzioni. E' per questo che, se io regalo una rosa a te, ho chiarissima la mia intenzione; ma se sei tu a regalare una rosa a me, io mi domando se l'hai fatto così, per fare, oppure se il tuo gesto è mosso dalle stesse sensazioni e dalle stesse emozioni che provo io. Da dove vengano le paturnie, purtroppo non ne ho idea. Forse è il nostro passato che ci suggerisce alcune esperienze già vissute. Per questa ragione noi andiamo dagli psicologi, perché ci aiutano a dare un significato al nostro passato, in modo da etichettarlo, accettarlo, metterlo in un baule e chiuderlo nella memoria a doppia mandata. 
Non è giusto, però, che si debba vivere con queste paturnie. Il nostro passato è passato, perché continuare a incaponirci su cose che non per forza devono ritornare? Non è forse vero che tutti siamo diversi, e nessuno è uguale a un altro? Forse allora vale la pena di dimenticare le brutte esperienze vissute. Forse vale la pena di sperare di andare insieme nella stessa direzione. Certo, spenderemo sicuramente un pezzetto di cuore, magari qualche lacrima scesa a tradimento dagli occhi. Ma io voglio esortare me stesso, e voi, e tutti, anche se siete un po' inquieti come me quest'oggi, a vedere le cose in positivo. Anche se ci sembra di avere uno spesso banco di nebbia dinanzi alla vista. Il futuro è imprevedibile, e a volte regala anche delle sorprese inaspettate. Un po' come quando ci pare impossibile che meno per meno fa più: eppure è così! 

"Two drifters off to see the world,
there's such a lot of world to see.
We're after the same rainbows end
and waiting round the bend,
my huckleberry friend, Moon River, and me."


8 Commenti:

Blogger Demian ha detto...

Questo passato che tormenta, e le "paturnie", come le chiami tu, che rovinano le illusioni (che talvolta invece sono la verità) rendono tutto più difficile. E tutto il bello che c'è nello sperare, nel corteggiare, nell'ambire, nel lottare, nell'aspettare e tutto il resto che c'è prima di ogni cosa che vorremmo, sparisce, nascosto dalla nebbia della paura dell'insuccesso.
Ma non va bene così! Se te lo meriti, ciò che vuoi sarà tuo. Fai il bravo bambino e il sogno si avvererà. Io ci credo, tu che dici?
Contraccambio una volta ancora uno dei tuoi abbracci così piacevoli da ricevere. E un sorriso. :)
A presto!

28 giugno 2009 alle ore 23:20:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

demian: anche a me piace sperare nel misterioso potere della meritocrazia, parola che mai come oggi va di moda. Anche se le mie parole non erano mosse da questioni di merito, ma da quelle agitazioni interiori che ogni tanto tornano a farmi visita, e che un po' mi spaventano; ma poi riesco a domarle, per fortuna. A presto :)

29 giugno 2009 alle ore 23:45:00 GMT+2  
Anonymous Anonimo ha detto...

"E' normale, penso, che quando vedi qualcosa che piano piano sembra realizzarsi, come quando un fiore sta sbocciando, hai paura che sia solo un'illusione, e che tutto possa svanire all'improvviso"
Non sai quanto vivo questa situazione, in 'sti giorni...
Ma tornando al tuo post, credo che la cosa più giusta da fare sia proprio quella che hai detto tu: chiedere consiglio agli altri ma non fidarsi totalmente :) Spesso ci si conosce meglio di quanto non si creda quando, con calma, si analizza a sangue freddo il proprio passato, i propri gesti o quelli degli altri. I consigli degli altri possono darci delle indicazioni, delle dritte ma vanno usati solo come aiuto, non come mappa: la mappa ce l'abbiamo noi.
Per quanto riguarda il "passato"... beh penso che il passato sia ciò su cui si fonda il presente e quindi anche il futuro; ha una concretezza che spesso spaventa e fa scomparire la bellezza impalpabile del futuro ma è solo un suo utilizzo errato: in realtà è il motore che ci consente di superare tanti incroci.

Baci :)

1 luglio 2009 alle ore 13:31:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

enry: invece lo so, eccome, e mi auguro che le tue illusioni non si dissipino. Quanto alla mappa... hm è già tanto se abbiamo una mezza idea della direzione da prendere. E il passato è da prendere con le pinze, molto con le pinze :) saluti

1 luglio 2009 alle ore 20:11:00 GMT+2  
Blogger Alberto ha detto...

Ero convinto di aver già commentato questo tuo post... o.O
Sto perdendo colpi, amico mio! :-/

A ogni modo, mi ripeto: ai sogni devi credere tu per primo, altrimenti nessuno lo farà; e devi tenerli ben nascosti nel tuo cuore, perché il mondo è pieno di ladri di sogni e di denigratori dei sogni altrui.

Abbi pazienza e lavora per migliorarti senza farti distrarre dalla cattiveria altrui o da quella che talvolta senti dentro di te. Non avere paura. ;-)

Ci risentiamo/riscriviamo a settembre, io stacco un po' dal blog e mi prendo due mesi sabbatici.
Abbi cura di te.

Un abbraccio amicale :-)

7 luglio 2009 alle ore 02:05:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

alberto: ma alla fine io ai miei sogni ci credo abbastanza, ho bisogno solo di un po' più di convinzione e di collaborazione... il problema è che il mondo non sono io, il mondo sono gli altri e ci sono ANCHE io. Non riesco ancora ad assumere una posizione di totale egocentrismo, e vorrei evitarlo: non è nella mia indole. Ma nel frattempo ti auguro, in questi due mesi, il meglio del meglio. Riposo incluso.
Un abbraccio vacanziero ;)

8 luglio 2009 alle ore 11:37:00 GMT+2  
Anonymous artemisia ha detto...

Noi siamo anche il nostro passato. Purtroppo a volte il passato è più forte di noi, ci incatena, ci blocca. Ci fa vedere le cose come non sono. È un peccato. Io ci ho combattuto per molti anni con questa cosa, Ady, e forse solo ora sto cominciando a riportare delle vittorie. Forse.
In bocca al lupo.

9 luglio 2009 alle ore 19:00:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

arte: che dire? Crepi! Sperando di cominciare da subito a far tornare i conti...

13 luglio 2009 alle ore 13:53:00 GMT+2  

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