giovedì 11 ottobre 2007

Come Medea

La quiete è una caratteristica che raramente ho potuto riscontrare nel corso della mia ancorché breve vita. Costantemente abbarbicato in maniera precaria alla funambolica sequela interminabile di impegni quotidiani, mi risulta difficile persino godere di questi pochi giorni di riposo che mi sono concesso dopo le ultime, titaniche fatiche universitarie. Figuriamoci, ultimamente ho difficoltà ad assaporare l'essenza delle vacanze estive, non mi stupisco più.

Ho indubbiamente scelto una strada difficile.

"Hai voluto la bicicletta, e adesso pedala". Quanto odio questa frase! La detesto perché cade come una ghigliottina da pulpiti infarciti di buoni propositi e poca sostanza concreta. D'altronde, però, mi stimola a dimostrare che valgo molto più di quanto non riesca già a dimostrare.

Corsa contro gli altri o contro me stesso? Bel dilemma.
Due strade incerte.
Ma io sono testardo, come Medea.
Medea sapeva che, abbandonando la natìa Colchide, avrebbe imboccato un cammino poco sicuro. Ma aveva le sue motivazioni.
Medea giunse a Corinto, ostracizzata come strega, tenuta d'occhio dagli arrivisti e dai funzionari, pronti a registrare il suo primo passo falso. Ma lei incedeva, noncurante dello sguardo altrui, noncurante della tradizione vigente a Corinto. Gioielli vistosi e chiome sciolte, passo felpato e veloce per le strade della città.
Due strade per me.
Due passioni che convivono e mi costringono ad una corsa contro il tempo.
Le lettere, mancano nove esami al termine dei primi tre anni(ma, in fondo, ce ne saranno dei secondi?), la passione sfrenata per la filologia, inimmaginata, sorprendente oserei dire. Le lettere, un richiamo.
Il teatro, una vocazione. Fin da piccolo. Illusione, desiderio, ybris? Dove mi porterà tutto questo? So solo che, quando resto da solo, nella mia stanza, sdraiato sul mio letto, immagino sempre il momento prima di calcare le scene e il mio cuore incomincia a battere all'impazzata, senza più riguardo per la mia inconcludente razionalità. Realizzare qualcosa e averne il controllo, la mia piccola visione utopistica del mondo.
Di notte sogno prestazioni incredibili di cui fatico persino a riconoscermi come protagonista assoluto. Immagino me stesso volare da un lato all'altro del palcoscenico, buttando fuori tutta l'energia che ho in corpo, godendo della forza che potrebbe sommergere gli spettatori. Chi sono io?
In alcuni momenti ho la sensazione che, durante quest'anno, perpetrerò una violenza inaudita sul mio corpo. Non so nemmeno se ho tutta la forza necessaria per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato: proprio io che eludo le scadenze meglio di quanto potrebbe fare un debitore in perpetua bancarotta. Dove la trovo la voglia di fare tutta questa fatica?, mi domando. Risposte non ce n'è. Vivo il problema come se non esistesse, eppure sono conscio del fatto che esiste. Vivo disinteressandomi del problema. Come Medea.
Ma soprattutto, dopo tanto correre per laurearmi entro i tre anni, dopo tanto sforzo per ottenere un diploma che mi conferisca il titolo di qualcosa che non si può "diventare" ma solo "essere", a mio modo di vedere le cose, dopo che avrò trascorso intere mattinate tra una biblioteca e l'altra... dopo tutto questo, cosa succederà? Dico a me stesso che avrei potuto scegliere una vita più semplice, limitarmi a fare lo "studentello universitario, piccolino e solitario", diventare magari un bravo filologo o un paleografo della media latinità; avrei potuto scegliere di non fare contenti mamma e papà, infischiarmene di avere un titolo che difficilmente mi darà soddisfazioni lavorative. Però lo faccio ugualmente, controcorrente e schivo di me stesso, cercando di "ignorare".
Non posso più soffermarmi a meditare sul da farsi. E' nuovamente tempo di agire e di alzarsi. Nuovamente tempo di sbrigarmi, incalzato dai mesi che passano, un anno che somiglia più al rush finale di una corsa ad ostacoli, l'ultimo giro di lancette che si può identificare come "momento della verità". Tutto mi incalza, tutto si frappone tra me e la mia realizzazione personale, io chiudo gli occhi e mi preparo a fare l'ariete, a sfondare una porta dopo l'altra, a perforare muri di cemento armato, sempre col piede in due scarpe piuttosto scomode. Come Medea, che custodiva il segreto del palazzo, e avrebbe fatto meglio a fuggire per non essere uccisa dai Corinzi. Ma Medea rimase immobile, vittima sacrificale; sapeva di andare incontro alla morte? Scire nefas, mi ripeto. Eppur fedele alla sua natura, ai suoi ideali, al suo sé.
Non sempre è conveniente essere come Medea.
Poi penso a Cassandra, e penso anche che forse, essere come Medea non è poi così malaccio.

11 Commenti:

Blogger KikiPetite ha detto...

..essere come Medea o Cassandra?

Bella domanda, in effetti.

Sii quello che senti d'essere. Fa quello che ti fa sentire bene. "Pare facile", mi dirai tu. Eh sì. Pare perchè non lo è. Te lo dice una che al secondo anno fuori corso (facoltà di giurisprudenza: tediosa ed arida) pensa di aver sbagliato strada. Eppure, ieri ho superato quello che da tutti in facoltà è reputato come un "esamone", l'ho superato più che bene. Stamattina mi sono alzata più leggera e con un sorriso in più. Mancano 7 esami alla fine della LAUREA (quella vecchia) ed io non vedo l'ora di mettermi la toga in seduta di laurea, di fare la dedica sulla tesi dalla copertina blu (so già cosa scrivere e per chi). Uscire dall'atrio della facoltà senza avere la benchè minima idea di quel che mi attenderà, di quel che Kiki davvero vuole fare. La "scrittrice" che emoziona con parole semplici o l'avvocato di diritto internazionale? O la mamma in carriera? Non ne ho la più pallida idea. Affronterò quel che sarà, tra un anno. Per ora vivo quel che c'è. Il resto rimane muto perchè ignorato.
"..chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza".

Meglio Medea, si.

In bocca al lupo ed un abbraccio, sincero.

Kk.

11 ottobre 2007 alle ore 18:40:00 GMT+2  
Anonymous Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe fare un paragone anche io, usando un personaggio della letteratura antica, ma io in epica sono una schiappa! :D
So solo che Cassandra era una veggente nefasta a cui nessuno credeva, Medea invece era quella che aveva ammazzato i figli, giusto? °-°'''
Comunque, anche io ero ricolmo di impegni fino a qualche anno fa: volevo diventare medico o pianista? Scelsi e lasciai a metà gli studi al conservatorio. Avevo tante altre curiosità, oltre alla musica, e quindi capii che non sarei mai diventato musicista. E capii anche che volevo godermi un po' di più il cosidetto "otium" (cosa che non posso fare perchè c'ho sempre da studiare -.-''' ma vabbè -.-''').
Anche a me sprona il fatto di essermi messo in mezzo a qualcosa di terribilmente grande: sì, mi spaventa, mi soffoca, mi sembra di affogare in un mare in tempesta, ma a ma piace nuotare... tanti altri invece preferiscono le scorciatoie e aspettare che la tempesta passi, prima di fare la prima bracciata: ma così, che gusto c'è?
Su ady, pedaliamo :)

Un bacio ^^

11 ottobre 2007 alle ore 18:58:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

@kiki: vivere quello che c'è, sì, hai ragione. E come biasimare il buon De' Medici? Mai distico fu più azzeccato. Per il momento comportiamoci come Medea: caparbia, testarda, cocciuta, viva. Un abbraccio forte :)

@enry: il mito di Medea è estremamente controverso. Non mi sento di identificarla come una madre che uccide i suoi figli: c'è tutta un'altra riflessione che mi si è aperta e non smetterò mai di ringraziare le parole di Christa Wolf per questo. Continueremo a pedalare, con fatica, con sudore: del resto non avevo nemmeno pensato di metterlo in dubbio :) un bacio a te

11 ottobre 2007 alle ore 19:58:00 GMT+2  
Blogger Padda ha detto...

Quello che vivi tu lo viviamo un po' tutti. L'incertezza sul futuro, i consigli e le spinte dei parenti, il timore di non stare facendo la cosa giusta. La paura di non essere felici. Poi magari un giorno ti guarderai indietro e guarderai ai tuoi sforzi con una nuova ottica. E' dalla cima che si guarda la valle con soddisfazione. Che ci si rende finalmente conto di quello che si è riusciti a fare, dell'impresa che si è portato a termine. E tutto il sudore e la fatica fatta durante la salita, diventano le gioie che danno risalto al traguardo raggiunto. La conosco la tua sensazione. E dall'esperienza di chi ha terminato almeno un blocco universitario, pur con difficoltà e a volte poca voglia, posso dirti che gurdandomi indietro sono fiero di ciò che ho fatto e sono contento di averlo fatto per i miei genitori, ma soprattutto per me. Ed ho l'unico rimpianto di non aver dato il massimo proprio perchè ancora poco cosciente di ciò che stavo facendo. Ma insegui sempre i tuoi sogni, non lasciare che la quotidianità ti strappi via le cose che ami fare. Sono certo che troverai il tempo e la forza per perseguire tutti i tuoi obiettivi: quelli imposti dalla mente, saggia e razionale, e quelli dettati dal cuore, che vive di insane passioni.
Un abbraccio.

11 ottobre 2007 alle ore 21:50:00 GMT+2  
Blogger Demian ha detto...

apro parentesi: Medea è piena di astio, vendicativa, cattiva, egoista. Cassandra soffre perchè troppo altruista. Sarò un idealista, ma preferisco essere stuprato nel tempio d'Atena, come C, che sopravvivere alla distruzione che io stesso ho creato, come M.
chiusa parentesi.

Per quanto riguarda il resto, come ti hanno già detto in molti, bisogna vivere al momento ciò che si vuole, per evitare rimorsi e rimpianti. E perchè non impegnarsi un po' di più e cercare di intraprendere entrambe le strade? (Io ci sto provando, e ora come ora la cosa non mi sembra difficile. Forse è presto per dirlo, e forse non potrò impegnarmi a fondo in tutte e due, ma è quello che voglio, e spero di farcela...ci provo)
In bocca al lupo.
:o)

11 ottobre 2007 alle ore 22:09:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

@padda: non ne faccio nemmeno un attentato alla mia felicità. Semplicemente ci sono giorni in cui ce la fai e te la senti, e altri "giorni no"; effettivamente penso di avere paura dei giorni no. Ma cerco di guardare verso la "cima", provando a pregustare un po' di quel sapore di vittoria... un abbraccio

@demian: apro parentesi: Medea non conosce gli eventi, ma agisce, non si cura di un fato che ignora; Cassandra conosce perfettamente gli eventi futuri e continua a macerarsi, soffrendo pure troppo. A parità di "morte", preferisco essere "colui che ne sa di meno": in tal caso non potrei esimermi dallo scegliere Medea.
chiusa parentesi... ma il tuo modo di risolvere il dilemma mi ha oltremodo sorpreso e stimolato ad elaborare meglio il mio punto di vista. E non c'è niente di meglio di questo al momento ;)
a presto
PS: crepi!!!

12 ottobre 2007 alle ore 01:16:00 GMT+2  
Blogger artemisia ha detto...

Ma scusa, per adesso mi pare che tu non sia costretto a scegliere, che tu possa fare entrambe le cose... il filologo e il filodrammatico... basta non perdere il filo...

(bel commento, della serie: rimanda le scelte... proprio pedagogico non c'è che dire)

18 ottobre 2007 alle ore 15:48:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

@arte: difatti ora non devo scegliere, ma prima o poi credo proprio che dovrò. Poco importa se il consiglio ti sembra poco pedagogico: alla fine il tempo c'è. Sono io che vado in paranoia prima del tempo =_=° Baci alla mia dea ;)

18 ottobre 2007 alle ore 23:02:00 GMT+2  
Blogger Neo ha detto...

Secondo me sei sulla buona strada.. la tua!
Un grosso in bocca al lupo,
resisti.

Bacio
ire

20 ottobre 2007 alle ore 01:41:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

@istanbul: per la serie... tutte le strade portano a me? :)
Per resistere, resisto, finché pazienza mi rimane.. un bacio e bentornata ;)

20 ottobre 2007 alle ore 15:47:00 GMT+2  
Anonymous Anonimo ha detto...

Thanks for writing this.

11 novembre 2008 alle ore 20:35:00 GMT+2  

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