mercoledì 6 dicembre 2006

Una Spina Nel Fianco

Eppure, mentre sei felice, mentre tutto sembra finalmente girare nel modo giusto, e il tuo mondo da grigio è appena diventato policromatico e sorridente, qualcosa di ombroso piomba nella tua giornata, un fosco pensiero, un'idea perversamente realistica, come perverso è questo luogo ostile e spinoso, che è la Terra. Questo, in poche righe, quello che mi è accaduto stasera.
Mentre passeggiavo tranquillamente in Galleria a Milano, in attesa del mio amico M. con il quale sarei di lì a poco andato a vedere "Il Labirinto del Fauno"(a proposito, andate a vederlo..!), mi sono imbattuto nella vista magnificente di un colossale albero di Natale, tutto addobbato, proprio al centro della Galleria stessa. Circondato dalle più note boutiques e dai caffé più antichi ed esclusivi della città, completamente inondato da lucine dorate, l'albero non recava palline su di sé, ma al loro posto vi era una miriade di piccoli gingilli di cristallo, dalle innumerevoli forme, sfavillanti mentre riflettevano le luci circostanti. E così, abbagliato da questa visione suggestiva e forse un po' troppo natalizia per il periodo, mi sono avvicinato, e l'ho contemplato per almeno un minuto.
Poi qualcosa si è smosso dentro di me. Mentre l'osservavo attentamente, scrutando tra i rami aghifogli e stagliati in ogni direzione, la luce dentro di me si stava spegnendo. Non ho visto più gli addobbi, le luci intermittenti, la pianta rigogliosa. Al contrario, si è risvegliata una sequela di immagini delle più disparate disgrazie di questo mondo. Come a volersi far sentire, a urlare, per liberarsi dalla più ingiuriosa omertà, ho visto la Fame e la Sete. Ho visto la Solitudine, la Povertà, l'Aridità. Ho visto la Morte di coloro che stavano morendo in quel momento, in ogni secondo, uno per cristallo. Come se per ciascuna vita che se ne andava, uno di quei gingilli implodesse su se stesso, andando in mille frantumi al suolo, silenzioso come sabbia al vento.
Che importanza ha quell'albero per chi sta soffrendo adesso?
Forse molti di loro non immaginano neanche cosa sia, un albero di Natale. Quello che per tutti noi, da Bambini, era il simbolo della festa e della gaiezza, dei regali da scartare la mattina del Venticinque, degli addobbi di zucchero e cioccolato da mangiare nel giorno dell'Epifania.
E oggi, che mio malgrado continuo a dover passare insopportabili vacanze natalizie all'insegna di pantagrueliche abbuffate, ho sentito una fitta al petto, terribilmente lancinante. Ho pensato ai panettoni di cui i milanesi si dicono tanto orgogliosi, e al pandoro, al torrone, alle tovaglie rosse con i centrotavola in coordinato, i bicchieri, le posate e il servizio da pranzo migliore tenuto in serbo per l'occasione, ho pensato ai tovaglioli con sopra disegnate le foglie di pungitopo e le bacche rosse, a Babbo Natale e alla Finlandia, alla carta da regalo, ai nastri argentati, all'Angelo Custode, Maria, Giuseppe e Gesù Bambino. E ho provato un profondo senso di schifo. Di voltastomaco. Di nauseante sovrabbondanza, emetico surplus. Mentre qualcuno continua insistentemente a porsi il burroso quesito, se scegliere il dolce con l'uvetta, oppure no.

2 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Non ho mai festeggiato il natale...
Nn è nelle usanze della mia famiglia..
Ma a parte questo incute in me tristezza...
Vuol a tutti i costi rendere bello qualcosa ke nn lo è...

Grazie x la tua viita nella mia dimora e grazie delle tue parole spese x me..
Spero di incontrarti di nuovo..

Buon viaggio
Fata Oscura

6 dicembre 2006 alle ore 18:22:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

@fata oscura: nella mia famiglia il Natale è sacrosanto, guai a toccarlo. Ma a volte credo che sarebbe meglio essere più discreti.. e non solo il 25 dicembre. Tornerò presto a trovarti! Buon viaggio anche a te. E Buona Fortuna!

11 dicembre 2006 alle ore 12:50:00 GMT+2  

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