venerdì 5 gennaio 2007

La Vigilia del Rientro

Domani ritorno a Milano.
Credo che questa sia l'unica buona notizia da segnalare dopo il 2 gennaio, giorno in cui sono tornato a casa, in famiglia, e in cui l'amabile virus influenzale mi ha colpito a tradimento. Non mi ammalavo ormai da molti anni, ero convinto di aver sviluppato un sistema immunitario praticamente invalicabile, eppure questa volta sono caduto vittima dell'influenza che ha colpito moltissime persone quest'anno. Ma poco importa se in questi giorni ho quasi delirato, se ogni notte ho avuto gli incubi e ho dovuto fare i conti con sudate degne dei mesi più caldi dell'anno: ora che il morbo è stato quasi debellato (oggi si registra una temperatura corporea massima di 37°C), bisogna fare i conti con la valigia da rimettere in ordine, e con le salsicce di campagna e il prosciutto, e l'olio e il liquore alle ciliegie che mia nonna produce in quantità limitatissime ogni anno. Da buon meridionale, farò fagotto di ogni cosa e riporterò nella città che fu degli Sforza gli antichi sapori delle terre borboniche!
Il punto è che, tutte le volte che mi accingo a lasciare questo luogo da cui sto or ora scrivendo, mi coglie una strana sensazione, a metà tra la malinconia di un abbandono e il disgusto per questa terra che mi ha dato i natali. La mia città si lega troppo spesso a brutti ricordi di adolescenza: è stata dura per me fare i conti con il provincialismo e il pettegolezzo, con la mia volontà di restare nell'ombra opposta al mio desiderio di schiettezza e sincerità.
Da quando vivo a Milano, tutto questo dualismo non esiste più, mi sento rassicurato dalla possibilità che ho avuto di rifarmi una vita, una vita come la volevo io; di non soffrire per colpa del giudizio degli altri, di poter vivere alla luce del giorno, senza dovermi nascondere da nessuno. Poco importa se anche lì ho avuto le mie delusioni e le mie sofferenze, nulla è paragonabile a ciò che ho passato qui. Non voglio nemmeno nominarla, questa città: un po' per privacy, un po' per scaramanzia forse, un po' per allontanarla da me il più possibile. Cerco di ricacciarla indietro come farei con qualche brutto avvenimento che mi ha segnato nei miei trascorsi.
Domani inizia un nuovo periodo lontano da qui, durerà fino a Pasqua, sempre che io non ne abbia piene le palle al punto da non volerci tornare nemmeno per quella festività: potrei decidere di andarmene da qualche parte, ad Atene o in Portogallo, o in Belgio, o chissà dove altro. Il mondo è così pieno di nuovi luoghi da visitare che mi sembrerebbe quasi inutile riversarmi ogni volta nello stesso posto, solo perché c'è la mia famiglia. Già, la mia famiglia... quella del pranzo di Natale, quella che è sempre stata e che ho finalmente capito di che pasta sia fatta veramente.
Ne ho abbastanza, domani si riparte. Ed è questo ciò che conta per me.

2 Commenti:

Blogger Laura ha detto...

Posso dire di far parte di quelle persone sfigate colpite dal virus dell'influenza... solo che x me è la seconda volta in un mese, e posso capire come sei stato... è brutto vero stare male??? Ma a prescindere da ciò, è davvero un peccato che x te tornare nei tuoi luoghi d'origine non sia + un motivo di gioia ma quasi un disturbo dovuto forse all'ignoranza e all'ottusità delle persone... ma credo che qualunque sia il luogo che tu ti senta di chiamare casa sia quello in cui tu debba tornare, e se questo posto non è + quello da cui te ne stai andando allora tornarci ad ogni occasione comandata forse ti farà crescere sempre di + il disgusto verso quei luoghi in cui sei cresciuto... credo che ognuno di noi debba fare quello che si sente di fare e non fare quello che gli altri si aspettino che noi facciamo.

Un bacione Lalla

5 gennaio 2007 alle ore 23:26:00 GMT+2  
Blogger Adynaton86 ha detto...

@laura: spero tanto che prima o poi troverò il coraggio di dire di no... il caso ha voluto che proprio oggi scrivessi un post sulle aspettative... beh, forse sarà il caso di impegnarmi a deludere quelle che non voglio che siano rispettate...

8 gennaio 2007 alle ore 03:16:00 GMT+2  

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