lunedì 5 maggio 2008

Voglio cantà accussì fiuri di maggiu

"Ricordo una vecchia fotografia di parecchi anni fa, nata da una colletta di monetine e scattata da uno di quegli indiani errabondi che recano in mano mazzi di rose chimicamente inodori e variopinte, e macchine fotografiche appese al collo. Era la notte tra il quattro e il cinque di maggio, e le luci artificiali dei lampioni davano gli ultimi barlumi di vita ad una piazza San Lorenzo ormai deserta. Il vocio scherzoso ed euforico che si sente arrivare, e lo sento ancora, lontano dalle attuali coordinate di spazio e di tempo, proviene da un crocchio accoccolato su una panca circolare, ai piedi di un palo. Hanno sigarette tra le dita, alcuni stanno terminando di bere i loro cocktails ghiacciati nei bicchieri di plastica. In un'epoca storica segnata dalla precarietà, dalla violenza gratuita, dagli squadroni neofascisti, nell'era della modernità che rifiuta il genio e predilige l'innocuo innovatore, quegli otto ragazzi, gli ultimi otto tra ventisette anime che il caso ha riunito, in un giorno di novembre di due anni prima, dinanzi ad un vecchio portone scrostato, sono arrivati ad un momento che ha il gusto formale di un addio sotto le mentite spoglie di un arrivederci a domani. La notte tra il quattro e il cinque di maggio segnava l'avvio di una nuova stagione. Il furgoncino della nettezza urbana spazza via i rifiuti nella piazza dietro la basilica ma si porta via anche gli strascichi della notte. Intanto, nelle orecchie, riecheggiano ancora i rumori di un aspirapolvere e di una smerigliatrice, la voce di un buffo coro coi nasi da clown che canta "Oh, oh, oh, oh, oh virgines!", gli stornelli in rima baciata che separano un numero dall'altro, nella sera in cui si completa il percorso di ventisette aspiranti attori. "Voglio cantà accussì fiuri di maggiu" era un po' il leit-motiv delle ultime due settimane. Fiori di maggio come le rose che ha in mano la ragazza al centro della fotografia. Ve lo ricordate? E tutt'intorno c'eravamo noi, con le nostre espressioni storpiate dall'alcool e dalla stanchezza accumulata nei tre giorni di repliche. C'eravamo noi con le nostre insicurezze e le paure del fallimento, ma anche con quel briciolo di fiducia nel futuro di cui abbiamo così tanto bisogno. C'eravamo noi, che in due anni, ciascuno a modo suo, siamo riusciti a smascherarci senza aver paura di essere giudicati per quello che siamo ed eravamo. E c'erano, dietro quel momento incancellabile di quella famosa notte tra il quattro e il cinque di maggio, tutti i dubbi sulle strade che avrebbero imboccato le nostre vite. Ma tutto questo doveva ancora essere. E se una parola o uno sguardo possono valere più di mille spiegazioni, quella fotografia condensava dentro di sé l'ultimo scatto di una quotidianità vissuta e ormai trascorsa, l'ultimo, vero appiglio a qualcosa che di lì al giorno seguente avrebbe fatto parte del passato. Ci stringemmo per entrare tutti nell'obiettivo, con la consapevolezza che, anche se non fossimo mai diventati attori, avevamo comunque guadagnato un patrimonio umano inestimabile e a quel punto irrinunciabile. Il flash inondò i nostri visi smunti dal sonno, come una pioggia scrosciante e subitanea. Restammo impressi su un quadratino di carta fotografica. Fotocopiati nella memoria come un marchio a fuoco sulla pelle. A condividere quello che sembrò essere l'ultimo spazio vitale comune a tutti noi."
Quando quell'istantanea tornerà a vedere la luce dopo un lungo letargo tra le pagine di un block notes nero, tra le poesie e gli appunti di scena, saranno passati tanti anni. L'immagine sarà sbiadita e forse un po' ingiallita dal tempo. Forse sarà inverno, forse in un caminetto scoppietterà una fiamma stanca ed assonnata. Ci raccoglieremo intorno a quel pezzetto di carta senza più brillantezza, come attorno al lampione in quella notte tra il quattro e il cinque di maggio. Laura. Luca. Manu. Vale. Giulia. Mauro. Mattia. Io. Ci guarderemo ridendo di come eravamo brutti e slavati ed esorcizzando qualche ruga attorno agli occhi. Perché il tempo che passa non sempre si porta via tutto. 
E' così che voglio immaginare che saremo. Cresciuti, cambiati, diversi, con la voce più adulta, forse anche ancora con le nostre incertezze. Ma insieme. 

"Because the night belongs to us".

E questo non può togliercelo nessuno.
Creative Commons License
This opera by http://adynaton86.blogspot.com is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.