lunedì 29 settembre 2008

Il Dilemma dello Studente

Un nuovo Lunedì, una nuova settimana che incomincia e si annuncia tra le strade, tra la gente, moti frenetici di mezzi pubblici e di gambe futuristiche che marciano avanti e indietro. Scritte sui muri, su fogli di carta dimenticati, liste della spesa e annunci di lavoro, macchie d'inchiostro sui biglietti vidimati e tracce di timbri mezzo svanite sul dorso della mano che appartengono ad un sabato di piccole follie. Ho ancora sulle labbra l'arsura di un panino fantascientifico che conteneva di tutto e di più, il sapore dell'alcool bevuto all'addiaccio, mentre insieme agli amici si guarda il derby di Milano, e che torna su al mattino come un cazzotto nello stomaco. E allora via, si beve il primo caffè del giorno così come si dà un colpo di spugna a una lavagna piena di graffiti, per cancellare almeno momentaneamente il ricordo degli ultimi giorni pieni di tutto, timore, freddo improvviso, sorprese, soddisfazioni che ti fanno sentire forte come un titano; cancelli tutto, ma lo tieni in caldo, avvolto in una sciarpa di lana pesante, perché ormai anche il gelo pungente della notte non si preoccupa più di essere inopportuno. Settembre sta finendo velocemente, ma in modo sorprendentemente piacevole perché è foriero di progetti a lungo termine, quelli veri che hanno una scadenza reale, con un giorno segnato sull'agenda che significa azione, moto, idee, inventiva, adrenalina. 
Guardo fuori dalla mia finestra. Un timido strale di sole autunnale, quello che scalda poco ma vale oro, mi carezza la fronte ancora aggrottata da un sonno salato e un po' agitato: colpa del kebab della mezzanotte in piazza San Lorenzo? Tant'è, sono seduto qui davanti e tra poco incomincia un nuovo conto alla rovescia. Obiettivo penultimo esame. La felicità di quello passato risale soltanto a venerdì. Felicità, sì, perché ho avuto paura di non farcela. 

E quando ho firmato per la seconda volta il registro, dopo un'ora trascorsa in balia di Paolo Diacono, Gregorio Magno, Martino di Tours, Venanzio Fortunato e cronache salernitane, variazioni medievali del latino classico ed ipercorrettismi di matrice fonetica,  i miei occhi si sono gonfiati di lacrime di gioia, la tensione passava e l'assistente mi guardava commuovermi. Mi sorrideva, sembrava capire quello che questa laurea significa per me. Sembrava capire il sacrificio e le forze tutte che avevo profuso, sembrava comprendere il cuore colmo di gioia che s'accompagna alla passione assecondata da un numero rotondo e perfetto. 
E allora ho telefonato a casa, al papà e alla mamma ignari di tutte le mie peripezie, e ridevo mentre parlavo, ho mangiato con piacere una pizza capricciosa senza il prosciutto cotto, mentre due occhi azzurri, quelli di sempre, quelli di quasi due anni, mi guardavano divertiti, innamorati. A quegli occhi azzurri, due occhi marroni hanno risposto, dopo tanto tempo passato in cattive acque e brutti pensieri, che erano innamorati anche loro, ma se n'erano... chissà? Forse dimenticati. Ingenui. Ma oggi più sereni e consapevoli.
Indosso una canottiera blu, ancora intrisa di sogni strani. Operai bussavano alla mia serranda, i lavori della facciata dovevano ricominciare proprio oggi e con il mio assenso. Tutti gli inquilini dello stabile contavano su di me. E anche la portinaia. E anche la padrona di casa. Indosso una canottiera blu intrisa di un profumo che non è il mio. Immagino che dovrò toglierla per ricominciare con lo studio. 
Immagino.

His invitat
Et irritat
Amor me blanditiis;
Sed aliis
Ratio sollicitat
et excitat
Me studiis. 
O langueo;
Causam languoris video
Nec caveo, 
Videns et prudens pereo. 

("Il dilemma dello studente", XII secolo, Carmina Burana)

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