Quando non sai cosa fare

Accendo il computer e la televisione contemporaneamente, ho bisogno di creare suoni, risate, voci per riempire la mia camera impregnata di fumo. Il pavimento è pieno di polvere di calcinacci, specialmente sotto il calorifero imbrunito dalla ruggine. Una densa coltre di bianchi granelli si è adagiata persino tra le piccole scanalature realizzate sugli infissi delle finestre.
Mi sintonizzo sulle frequenze di una web radio, su cui trasmettono questa sera due miei compagni di avventura. Ascolto la musica, le cover scelte dal mio pazzo amico, e gli intermezzi pubblicitari rivisitati in chiave vagamente erotico-sadomasochista. Grandi! penso, mentre cerco di non sputare dappertutto, per il troppo ridere, la mia zuppa color arancione. Mangiare con vero buonumore è stato un fattore di non trascurabili ilarità e piacevolezza. Mandar giù il boccone mentre, lontano, due voci amiche raccontano stronzate. Bello! Intanto la zuppa è finita, anzi ne ho divorati due piatti.
Resto al telefono per un'oretta buona col mio fidanzato. Sentire la sua parlata settentrionale mi rilassa perché adoro pensare che siamo, in una certa misura, una coppia un po' internazionale. Sì, lo ammetto, vivendo in Lombardia ho cominciato a distinguere tra milanesi e terroni... Parliamo di tutto e di più. Altra cosa che gradisco estremamente: spaziare, raccontare, bisbigliare paroline melense, dire parolacce e frasi sboccate, fare l'imitazione di una persona che ci fa ridere un sacco. Spettegolare, anche, perché, sotto sotto, siamo tutti e due un po' comari, sebbene non vogliamo ammetterlo. Ma tant'è. Riattacco la cornetta col solito sorriso accavallato tra l'estatico e il malinconico; il telefono mi suggerisce sempre una lontananza con cui fatico a convivere serenamente.
Sulla scrivania, maliardi, mi guardano di sottecchi tre dei miei vizi preferiti. Una bottiglia di Montepulciano, un piccolo tocco di fumo ed un libro di letteratura latina. Nella fattispecie una raccolta dei Carmina di Catullo. Nella mia testa dev'essersi originata una nebulosa, come quella che preannuncia la nascita di un'esplosione siderale. Ho visto i tre vizi mescolarsi assieme, come una pasta filata, un brodo primordiale da cui non sapevo cosa sarebbe venuto fuori. Così ho iniziato a tradurre. Ed ecco cosa ne è venuto fuori.
Ti leccherai i baffi a cena da me, Fabullo mio,
mancano pochi giorni, sempre che gli dèi siano propizi,
se ti porterai appresso una cena ottima e abbondante,
e non dimenticarti pure una bella ragazza
oh! e il vino, il sale e un bel po' di grasse risate!
Fidati di me, se non dimenticherai nulla, bello mio,
farai una grande abbuffata: al momento il portafogli
del tuo Catullino si è riempito di ragnatele.
Però, in compenso, ci guadagnerai il mio affetto sincero,
e tutto ciò che è più godurioso e raffinato:
adesso ti offrirò un unguento, che Venere e Cupido
dettero in dono alla mia fanciulla,
e una volta che l'avrai annusato per bene, implorerai gli dei
che ti facciano tutto naso, Fabullo!
Mando giù un sorso di vino e penso che mi sarebbe piaciuto un sacco passare una serata con Catullo. Ed ho già in mente cosa gli avrei portato: parmigiana di melanzane e Primitivo di Manduria.